giovedì 27 dicembre 2012

Commenti al paragrafo 3 del capitolo 1 del Libro

Qui si rinnegano i sacrifici, i sensi di colpa e le minacce dell'oltretomba

- Cosa si intende per oltretomba?
- Dopo che sei morto
- ah! tipo l'aldilà.. ma che ti rompono i coglioni pure nell'aldlà!?

-Le minacce dell'oltretomba possono essere sia la paura della morte che la paura dell'inferno, se non segui le "dottrine".
- Con questa interpretazione è tutto collegato (senso di colpa, sacrificio, e minacce dell'oltretomba) perchè quello che fai lo fai perchè hai paura di quello che ci sarà dopo.

- Il tema della finitudine c'entra coi sacrifici e i sensi di colpa perchè mi sacrifico in funzione del futuro, perchè finirà. oppure mi sento in colpa perchè non ho tutta l'eternità per porre rimedio.

- Vedo come i sensi di colpa e i sacrifici facciano parte del mio paesaggio di formazione, ne ho tanti, hanno a che fare col tema del perdere.

- Nel sacrificio c'è contraddizione perchè quello che senti tu e quello che sente l'altra persona (per cui ti sacrifichi) sono in conflitto tra loro.
- Ma quindi uno dovrebbe sempre dire di no se non gli va di fare una cosa?
- C'è differenza tra sforzo e sacrificio. nello sforzo ci sono resistenze ma non contraddizioni.
Perchè quella cosa la vuoi fare davvero, non è un sacrificio, la vuoi fare però hai resistenze.

- Sempre dipende dalla paura di perdere. Perchè tu ti muovi per non ferire l'altro, ma bisognerebbe chiedersi perchè l'altro dovrebbe sentirsi ferito da quello che fai o non fai. E' molto lontano dal principio "se tratti gli altri come vuoi essere trattato ti liberi".. Tu mi vuoi bene a seconda di quello che faccio? o ancora meglio: Io ti voglio bene a seconda di quello che fai? Se è così è una catena. Se mi sacrifico per te, perchè tu non ci rimanga male e quindi perchè tu continui a volermi bene e non ti perda, sto solo assecondando una catena.
Perchè se io voglio davvero bene a qualcuno non voglio che faccia qualcosa che non vuole fare.
E da parte di chi si sacrifica, non lo sta facendo perchè crede che sia davvero la cosa migliore per l'altro, ma perchè vuole assecondare i suoi desideri per non perderlo.

- Nella mia esperienza il sacrificio non ha mai funzionato. Non ha mai prodotto nell'altro quello che speravo, nè in me, rispetto al futuro. Però in quel momento ci credi.

- Tu mi chiedi un favore e io ti dico di sì, col sorriso sulle labbra, ma dentro di me ti sto mandando affanculo, perciò è davvero ipocrita.

- Portando all'estremo il rinnegare queste cose, in senso negativo, cosa potrebbe produrre?
- il menefreghismo.  La direzione la dà la frase precedente "qui c'è allegria, amore per il corpo, per la natura, per l'umanità e per lo spirito". Se cè amore non può esserci menefreghismo. Ma nel sacrificio non c'è amore, perchè non c'è un dare disinteressato, c'è un dare interessatissimo..

- E' un grande riferimento il principio aureo (tratta gli altri come vuoi essere trattato). Perchè in situazione poi quello diventa la cosa giusta da fare. Come vivi quel gesto che fai è la cosa importante.

- Il rischio è che uno che ha sempre detto di sì poi deve fare l'opposto, dire sempre di no, per sentirsi libero e da lì cadi nella parte opposta, e anche quello non è interessante.
-L'indicatore del sentire che fai un sacrificio è interessante. puoi porti una domanda sulle condizioni di partenza che ti hanno portato in quella situazione (perchè gli ho detto di sì? cosa mi ha spinto davvero a dire di sì?)

-Se non faccio quel sacrificio per l'altra persona mi rimane il senso di colpa, e quello non passa, nemmeno con gli anni.

-Il sacrificio lo lego a una sconnessione, quando cioè mi dimentico di esistere. Se ho un appuntamento con qualcuno e non ne ho voglia..fino a che non arrivo lì posso scegliere come stare lì. Se decido di essere lì, così come sono, o di dedicare quel tempo a quella persona, ma lo scelgo, allora non è un sacrificio. M quando c'è sacrificio io non ci sono, non esisto.
infatti spesso non dico di sì, dico "vedremo", "deciderò poi", perchè so che sarà meglio ascoltarmi in quel momento. Dico spesso "non mi va", "non ne ho voglia", c'è molta pressione culturale.

- Se non ti sacrifichi allora ti devi sentire in colpa, e "morirai senza avere combinato nulla". Per evitare le minacce dell'oltretomba ti devi sacrificare.

- e più ti sacrifichi più ti aspetti cose dagli altri.


martedì 11 dicembre 2012

Commenti al paragrafo 1 e 2 del capitolo 1 del Libro

..ovvero "La Meditazione"

1. Qui si racconta come il non-senso della vita si trasformi in senso e pienezza.

Commenti:
  • C'è esperienza di situazioni che prima ci sembra non abbiano Senso, e che poi ne acquistano, quando ne vediamo l'utilità: ad esempio una difficoltà a un certo punto può essere vista come un'opportunità di crescita.
  • Senso potrebbe essere visto come sinonimo di Direzione, e alla luce di questo non è che spariscono tutti i problemi, ma questi diventano semplici ostacoli da superare lungo il cammino.
  • Il registro di pienezza potrebbe essere quello che ti permette di non vivere esclusivamente sulla base dei bisogni immediati, e che ti permette inoltre di godere di ciò che hai.
  • Ci si domanda se la ricerca del Senso sia una caratteristica innata degli esseri umani. E' sicuramente un percorso difficile, ma ci sembra che possa essere quello che ci differenzia dagli animali.
  • Ci si domanda se Senso e Pienezza possono esistere come registri separati l'uno dall'altra, o se sono invece sono inscindibili. Chi ha avuto questo tipo di registri riconosce in questo la caratteristica fondamentale di vivere una sensazione in cui "non ci sono più domande". In quel momento il futuro è aperto, non c'è paura, nemmeno della morte, e si sperimenta un'espansione interna molto forte. Una volta raggiunto questo stato, l'esistenza del Senso cessa di essere un dubbio, e diventa una certezza: allora la direzione da quel momento in poi è cercare non più lo stato, ma la permanenza in quello stato. E cmq è possibile richiamare quello stato una volta che lo si è vissuto, anche se senza una Direzione chiara, non si può imparare a maneggiarlo, a entrarne e uscirne "a comando", e questo potrebbe spaventare.
  • Ci sembra che tanto più ci si avvicina al nostro Senso, a cui comunque siamo collegati, tanta meno è la fatica nel muoversi internamente ed esternamente.
  • Notiamo come difficoltà che se anche alle persone possa capitare di registrare questo stato, non è qualcosa che è facile da condividere con altri, a meno che non si abbiano degli ambiti adatti, che generalmente non sono quelli della nostra vita quotidiana.
  • Non è infatti semplice che nei nostri ambiti quotidiani possiamo sentirci liberi di condividere queste esperienze profonde, poichè ci sembrerebbe di non essere compresi. E in realtà ci sembra proprio che sia impossibile passare questa esperienza ad altri, poichè già traducendola con le parole, se ne perde una parte importante.
  • Iniziare a condividere questo tipo di esperienze, tuttavia, è indicatore del fatto che ci si sta muovendo diversamente nel mondo, poichè quell'esperienza di Senso diventa la priorità assoluta, e tutto il resto passa in secondo piano. E' come se in quel momento non esistessero più "questioni di vita o di morte" e si è più distaccati da tutto (fino ad arrivare a non apprezzare più nulla? ci chiediamo). Ad ogni modo riconosciamo che nel quotidiano dobbiamo continuare a vivere e che non è quindi opportuno scollegarsi da tutto, ma che è meglio tenere con cura e sempre presente questo registro, mentre ci muoviamo nel mondo.
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2. Qui c'è allegria, amore per il corpo, per  la natura, per l'umanità e per lo spirito.



Commenti:
Cos'è lo spirito?

_ ciò che non è corpo, umanità, natura
_ ciò che non è materiale

Si parla di amore per il corpo, ma noi fumiamo/mangiamo merda..etc.. dovremmo evitare ciò che danneggia il corpo e dovremmo fare la stessa cosa per l'anima. Diciamo che comunque abbiamo una direzione, lavoriamo per tenere copresenti questi temi, lo mettiamo come proposito.
Danneggiando il corpo non teniamo copresente il tema della morte, se ci indeboliamo avviciniamo questo momento senza poter prima lavorare a liberarci da questo tema.

Leggendo il paragrafo si ha la sensazione che si passi dal piccolo al grande, come se ci fosse un'espansione: CORPO--->NATURA-->UMANITA'-->SPIRITO

AMORE: richiama il registro di espansione. definirlo è impossibile ma abbiamo chiaro il registro che evoca.

RICONCILIAZIONE: varie esperienze personali rispetto al tema, è come se per raggiungere ciò di cui sopra, dobbiamo passare dalla riconciliazione per arrivare alla pienezza, all'integrità

"QUI C'E'": qual'è l'impedimento? La paura, il risentimento, i timori.

Ma soprattutto... CIO' CHE NON AMMAZZA, INGRASSA!!!! (cit.)

lunedì 3 dicembre 2012

questa sera in saletta..

terminato lo studio de "il Libro", possiamo avventurarci ne "Il Cammino":

Se credi che la tua vita termini con la morte, ciò che pensi, che senti e che fai non ha senso. Tutto finisce nell’incoerenza, nella disintegrazione. 

Se credi che la tua vita non termini con la morte, ciò che pensi deve coincidere con ciò che senti e con ciò che fai. Tutto deve dirigersi verso la coerenza, verso l’unità. 


Se sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, ogni aiuto che tu chieda non troverà giustificazione. 


Se non sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, devi fare in modo che ciò che senti coincida con ciò che pensi e con ciò che fai per aiutare gli altri. 


Impara a trattare gli altri nello stesso modo in cui vorresti essere trattato


Impara a superare il dolore e la sofferenza in te, nel tuo prossimo e nella società umana. 


Impara ad opporti alla violenza che c’è in te e fuori di te.


Impara a riconoscere i segni del sacro in te e fuori di te. 


Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Chi sono?”


Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Dove vado?”


Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su chi sei. 


Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su dove vai.


Non lasciar passare una grande allegria senza ringraziare dentro di te.


Non lasciar passare una grande tristezza senza reclamare dentro di te quell’allegria che vi è rimasta custodita.


Non immaginare di essere solo nel tuo villaggio, nella tua città, sulla Terra e negli infiniti mondi. 


Non immaginare di essere incatenato a questo tempo e a questo spazio. 


Non immaginare che con la tua morte si perpetui in eterno la solitudine.


A seguire cerimonie di Benessere e Uffizio