martedì 22 maggio 2012

TUTTI FUORI DALLA SALETTA!!!

Ovvero la gustosa cena mensile della Saletta di via Breda..

ore 20.30 si comincia..non si sa quando si finisce.. :)

Per chi volesse segnalare la sua presenza su Facebook, il link dell'evento è QUI


Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi...

"Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte"

Leggo questo principio e le prime domande che mi vengono sono: 
- Come non ho scelto nessuna parte?
- Quando non ho scelto nessuna parte?
Mi sembra che sempre mi ritrovo a scegliere tra condizioni, e quindi come posso affermare di non aver scelto?
Se no, ogni volta, potrei paracularmi dicendo "ah beh, ma io non ho scelto nessuna parte, cosa volete da me?"

Posso considerare "eventi" il fatto di esser nata donna o uomo, in un certo paese, una determinata cultura o famiglia. In questo senso son tutte cose che non ho scelto, mi ci sono ritrovata, nulla di tutto ciò dipende da me.

E' il principio della non-discriminazione: se comprendo che non ho scelto una determinata cosa (per esempio nascere donna), ma che mi ci sono ritrovata, crolla tutto il fondamento alla base della discriminazione.
Posso anche dire che non ho scelto finchè non ho compreso la situazione in cui mi trovo ubicato, finchè non ho chiaro che posso scegliere: a volte mi trovo in una situazione a seguito di scelte "non coscienti"; solo in un secondo momento, quando osservo il processo, mi rendo conto che in realtà non sono stato obbligato a fare quella scelta, che sembrava la più ovvia, normale, di buonsenso. E allora inizio a chiedermi cosa voglio veramente, a partire da quel punto e quel momento in cui mi trovo e in cui mi hanno messo gli eventi; e da lì in poi mi trovo a poter scegliere.

Nel momento in cui ricordo e riconosco ciò che mi ha portato fin qui, mi sento liberato all'istante, a meno che non prenda la via della recriminazione su ciò che mi ha condotto fino a quel punto; ma da quel momento posso sentirmi libero di scegliere un'altra cosa, un'altra strada, agire diversamente.
Se mi "aggrappo" al mio paesaggio di formazione, mi "obbligo" a comportarmi in base ad esso, se invece comprendo di non aver scelto quel paesaggio, posso comprendere ciò che sono veramente, e liberarmi dal dover essere in un certo modo, prestabilito da eventi esterni.

Se tolgo valore ad una scelta ed al suo opposto, mi sto mettendo al di sopra delle due scelte, e al mio centro ci posso arrivare comunque, indipendentemente dalle condizioni d'origine.

lunedì 21 maggio 2012

Questa sera in Saletta..

alle 19.30 studiamo l'11 Principio di Azione Valida:

"Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte."


martedì 15 maggio 2012

Quando tratti l'altro...

"Quando tratti l'altro come vuoi essere trattato, ti liberi"

Mi rendo conto che è più facile accorgermi del contrario: di quando tratto male l'altro e mi sento incatenati da questo atteggiamento. O anche di quando non mi sento trattato bene dall'altro.

Leggendo il principio mi viene da chiedermi come vorrei essere trattato, cosa vorrei ricevere dall'altro.
Com'è che voglio essere trattato? Non è facile avere chiarezza su questo.
Devo fare attenzione a non muoversi per meccaniche compensatorie, proiettando sull'altro quello che piace a me, perchè non è detto che ciò che piace a me corrisponda a ciò che piace all'altro, e mi rendo conto che quando mi comporto così, resto molto in superficie, non sto davvero cercando di trattare bene l'altro, ma mi sto muovendo per compensazione, cercando di capire cosa vorrebbe l'altro, magari per sentirmi buono, o sentire riconoscenza o riconoscimento da parte dell'altro.
Mi sembra molto più interessante invece puntare a lasciare la libertà all'altro, indipendentemente se questo implica che l'altro farà qualcosa che non ci fa piacere.


Non sempre mi connetto con la seconda parte del principio, quella della libertà, in cui mi rivela che agendo in accordo con il principio, mi libero.
 
Questo principio c'entra con l'amore che mandi verso l'altro: prima lo devi trovare dentro di te, e poi lo puoi passare all'altro.
Lo stesso concetto, di trattare l'altro come si vuol essere trattati, lo si ritrova in molte culture, come se fosse una legge universale, ed è interessante notare che differenti culture, ambienti etc, abbiano prodotto la medesima comprensione, come se stesse all'interno dell'essere umano stesso.

Ma com'è che se siamo tutti d'accordo su questo principio, non riusciamo ad applicarlo? Perchè è così difficile?
Forse perchè c'è da mettersi davvero nei panni dell'altro, lasciando perdere i miei desideri o interessi.
O forse anche perchè questa libertà mi fa un po' paura, dal momento che dal momento in cui ce l'ho, non posso più incolpare nessuno.... e son talmente abituato a muovermi su binari, dentro recinti, che uscirne spaventa.
Mi torna in mente "A proposito dell'Umano" quando dice "più t'allontani e più mi sento riconfortato, perchè ho contribuito a spezzare le tue catene". Forse non sempre questo accade, e a volte non subito.... ma cmq. contribuisce a spezzare anche le mie di catene :-) 


Se non ho un certo tipo di esperienza (unitiva) trovo normale comportarmi diversamente (meccanicamente) perché non ho un'alternativa da confrontare e tra cui poter scegliere.
So riconoscere quando c'è un registro che mi indica che sto facendo bene: e si manifesta con una certa fluidità di relazione, assenza di resistenze e censure.
Più aspiri a costruire questo tipo di relazione, più ti accorgi dei campanelli di allarme che indicano quando stai agendo in contrasto con il principio.
Quando mi permangono appesi contenuti altrui, sono io che mi sto incastrando, che sto trattenendo l'altro.
Le mie paure mi bloccano e non mi liberano, se le identifico posso indagare e liberarmi, se no resto incatenato e trascino l'altro nelle mie paure e nelle mie catene.

Questo è un principio in crescita: man mano imparo a riconoscere come voglio essere trattato e come trattare gli altri.


Spesso viviamo talmente immersi nei nostri insogni, ci crediamo così fortemente, che anche quando vediamo arrivare certi indicatori d'allarme, non gli diamo retta, e continuiamo finchè quell'insogno fallisce, per lasciar spazio ad un nuovo insogno, o anche alla ripetizione.

E' importante dare valore alle volte in cui riesco ad applicare questo principio,
è importante memorizzare il registro cenestesico dei momenti positivi,
è importante Ringraziare: la conversione si dà nel riconoscimento.

Quando tratti qualcun altro, stai facendo un'operazione verso il mondo, vedi gli altri come parte integrante del tuo mondo, e lo sguardo che metti sul mondo dell'altro e sulle sue diversità, è liberatorio.