L’interscambio si è concentrato sui punti 3 e 4 degli “Stati Interni” del
Messaggio di Silo.
Molti interventi hanno sottolineato la differenza tra la scelta di
intraprendere la Via della Morte e la scelta di intraprendere il Cammino del
Pentimento dopo il rifugio della Regressione. Se infatti la Via della Morte è
considerata fondamentalmente una rottura con la vita precedente, un distacco
dalla vitalità diffusa, senza ancora avere ben chiaro la direzione ed il senso
del proprio cammino, il pentimento cosciente è inteso come approfondimento
della scelta, caratterizzato da intenzionalità e presa di coscienza, implica la
decisione di affrontare veramente e profondamente le proprie contraddizioni, i
propri temi. Si ascende, pertanto, solo discendendo nel proprio profondo.
Inoltre la Via della Morte è considerata transitoria, ad un certo punto bisogna
comunque abbandonarla.
A proposito del tema della “Scelta”, ci si è nuovamente chiesto se la Via
della Morte sia una scelta. Secondo qualcuno qualcosa di caotico e forte dal
punto di vista spirituale deve accadere, per far decidere di abbandonare la
vitalità diffusa. Per altri l’evento scatenante da solo non basta, c’è comunque
una scelta, anche se a volte poco cosciente.
Il sentiero della Mutazione, così come descritto nel Messaggio, ad alcuni
di noi aveva suggerito immagini di personaggi potenti e oscuri, mentre il
gruppo ha poi sottolineato come sia frequente questo cammino in tutti noi.
Nella Mutazione non vuoi abbandonare le compensazioni, non vuoi guardarti nel
profondo, pur vedendo la meta spirituale, trasformi alcune cose per “metterti a
posto la coscienza”. Nel cammino della mano torta, inganni te stesso, scappi da
ciò a cui dovresti lavorare, e poni attenzione ed energie su altre cose, ma le
contraddizioni verranno fuori a breve. La Mutazione è destinata a fallire,
perché è una falsa trasformazione. A tal proposito il racconto di una
esperienza personale ha perfettamente illustrato come ci si possa intrecciare
una meravigliosa e “coerente” storia
sulle proprie motivazioni e sulle proprie azioni, pur di non affrontare
i propri temi. Eppure tante volte “perdiamo tempo” e continuiamo a mutare
invece che decidere di pentirsi, nonostante ci si renda conto, prima o poi, che
tali manovre non migliorano per niente la nostra vita. Se poi, per un certo
tempo, le attività di “fuga” hanno dei benefici apparenti, funzionano nel
proprio contesto, è ancora più difficile prendere coscienza della loro
inautenticità rispetto ad una vera evoluzione. Molte persone passano tutta la
vita mutando continuamente e ostinatamente rispetto ad un tema, senza mai
rendersi conto che sarebbe più opportuno cambiare il proprio punto di vista su
quel tema (esempi comuni sono il lavoro e le relazioni affettive). Un
intervento ha collegato la mutazione ostinata anche al principio 7 (Se persegui un fine, ti incateni).
A volte, però, come sottolinea M., la mutazione ed il suo fallimento sono
quasi condizioni necessarie per decidere di morire e pentirsi. A volte si
passa, rispetto ad un tema, tante volte per la mutazione, prima di poter morire
su quel tema.
Si è proposto un parallelismo tra la dinamica della morte nella vita di una
persona, e la morte di una realtà collettiva. Nello specifico, Silo, chiudendo
la Struttura, avrebbe permesso la “morte” del movimento e avrebbe così impedito
delle “mutazioni” nel movimento.
Per quanto riguarda il pentimento, una esperienza personale ha mostrato che
nel pentimento cosciente le prese di coscienza sulle proprie dinamiche
avvengono senza sofferenza, ma anzi sono caratterizzate da “sollievo” per le
nuove comprensioni raggiunte.
Alla domanda se il pentimento si possa riferire solo ad un’area della vita
o se debba abbracciare tutto il percorso esistenziale, il gruppo tende a
rispondere che, sebbene ci siano delle aree su cui procediamo più velocemente
che in altre, gli stati interni condizionano tutti gli ambiti, perché non
riguardano le nostre semplici azioni, ma il modo in cui stiamo, e quindi ogni
aspetto della nostra vita comunica con tutti gli altri.
Il pentimento e la mutazione sono stati collegati alla Legge di ciclo. Il
percorso degli stati interni segue le leggi di ciclo, come segue tutte le leggi
universali. Osservando il proprio percorso ciclico è pertanto possibile vedere
come alcune manovre rientrano comunque, in positivo o in negativo, nei passaggi
ciclici.
Infine si è ripreso il punto 2 degli Stati Interni: se la morte è rottura,
non è né distruzione né trasformazione/mutazione. Nella morte non si trasforma
nulla, le trasformazioni arriveranno dopo, nel Pentimento cosciente.
wow! che appunti meravigliosi
RispondiEliminadavvero? :-D Annabella
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