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5. Suppongo che, ascendendo dal regno della morte, e attraverso il tuo cosciente pentimento, tu sia già arrivato alla dimora della tendenza. Due sottili cornici sostengono la tua dimora: la conservazione e la frustrazione. La conservazione è falsa e instabile. Camminando su di essa ti illudi con l'idea di permanenza, mentre in realtà discendi velocemente. Se prendi il cammino della frustrazione, la tua salita è penosa, ma è anche l'unica non-falsa.
6. Di fallimento in fallimento, puoi arrivare al prossimo riposo, che si chiama "dimora della deviazione". Attento alle due vie che ora hai davanti: o prendi il cammino della risoluzione, che ti porta alla generazione, o prendi quello del risentimento, che ti fa discendere un'altra volta verso la regressione. Lì ti trovi davanti al dilemma: o ti decidi per il labirinto della vita cosciente (e lo fai con risoluzione), o torni risentito alla tua vita precedente. Sono numerosi coloro che, non essendo riusciti a superarsi, hanno troncato qui le loro possibilità.
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Riflettiamo sul fatto che quando ci si trova nel "cosciente pentimento" ci si ritrova a sapere cosa non si vuole più, ma non è detto che in quel momento uno sappia invece cosa vuole veramente. E potrebbe essere frustrante, perchè ci si ritrova a fare tentativi su tentativi in semplice opposizione a queste cose che non si vogliono, senza scegliere quello che veramente si vuole.
E' forse per questo che viene definito un cammino penoso?
Ci viene quindi da pensare che proprio a causa di questa frustrazione se il pentimento non è profondo, possa essere facile pentirsi del pentimento e tornare indietro a quanto più conosciuto.
In ogni caso anche la conservazione potrebbe derivare da un pentimento non profondo, e dal fatto di non avere ancora fissato una direzione che possa trascinare.
Si osserva che in questo momento in cui si sa cosa si lascia, ma non verso dove si va, entri in gioco la "Fede", come elemento che spinga in avanti e che permetta di sperare che si riuscirà a trovare quello che si sta cercando.
Ed è una spinta talmente profonda che è forse per questo che da quel punto se si torna indietro, lo si fa risentiti: perchè è qualcosa a cui ci si aggrappa fortemente, in cui si crede.
Si nota infatti che se dalla "regressione" e da lì a ripetere il pentimento è possibile passare più volte nell'arco della vita, se si torna risentiti alla vitalità diffusa dalla dimora della deviazione, è difficile che da lì si possa decidere di riprendere l'ascesa.
Ci sembra che diversamente dal cambiamento che viviamo quando passiamo dal cammino della morte, e in cui si cambiano solo elementi esterni, periferici, e pertanto osservabili, nel cambiamento messo in atto nella dimora della tendenza, sia richiesto di lasciare andare elementi più profondi e quindi meno osservabili: lì serve forse un po' di fortuna e tanta attenzione nell'andare a scoprire esattamente cosa si stia conservando, cercando di individuare quali sono quegli elementi che non cambiano mai pur nei diversi tentativi. Solo individuando quegli elementi e vedendoli, si riesce a farli fallire.
Frustrazione è quando ti chiedi il perchè continui a "conservare". Fallimento quando finalmente riesci a comprenderlo.
Ecco perchè forse alcuni di noi registrano nella frustrazione un senso di ingiustizia, e una sorta di sollievo nel fallimento.
Ad ogni modo pensiamo che quello del fallimento sia un processo, e che non sia impossibile che una credenza possa tornare ad agire, anche se già fallita in un'altra tappa vitale.
Ciao,
RispondiEliminaGrazie per questi commenti, sono molto utili.
Mi piace questo di osservare quali elementi non siamo pronti a lasciare mentre stiamo cercando di cambiare le cose.
Anche penso que e molto importante accettare il fallimento e non scegliere il resentimento, molte volte e facile cadere in risentimento...
Un gran abraccio di Budapest:-)